“La città in cui è giunto, è quella da cui è pattuito in precedenza gli porranno a loro volta delle domande per potervi rimanere”
Italo Calvino
Nel marzo del 2017 il Ministero della Salute ha stabilito delle linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione, nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale.
Inoltre, il rapporto tra i servizi territoriali e le persone migranti solleva il tema della salute mentale in contesti clinici transculturali dove la malattia e la cura entrano in relazione con i valori, le traduzioni, i miti sociali, le credenze religiose e i modelli dell’essere di società appartenenti a contesti diversi.
Il centro Papalagi (Centro Clinico Transculturale) nasce successivamente alle linee guide del Ministero della Salute con l’obiettivo di promuovere l’approccio transculturale e fornire un servizio specializzato nel trattamento e nell’identificazione del disagio emergente nella crescente popolazione di richiedenti asilo e rifugiati portatori di diverse psicopatologie.
In questo momento di forte interrogazione politica e sociale sul tema dell’immigrazione c’è bisogno di un’attenzione particolare sui processi psichici sottostanti e che ne conseguono, sia in chi migra sia in chi accoglie.
Come psicoterapeuti e operatori sociali siamo chiamati a fare in modo che ogni crisi generi un buon cambiamento, mettendo a disposizione l’esperienza e la professionalità affinché si compia una “transculturazione” costruttiva e il più serena possibile.
I servizi sanitari si trovano spesso disorientati e privi di strumenti nell’affrontare situazioni di disagio di persone provenienti da territori e contesti culturali differenti. È necessario adeguare i servizi e i sistemi di cura al nuovo contesto in cambiamento, mettendo al centro il benessere della persona, inteso come organismo complesso. Così come indicato dall’OMS: l’essere umano nella sua complessità bio – psico – sociale e culturale, accompagnandolo nel naturale processo di adattamento e contaminazione transculturale.
Il confine tra una diagnosi di disturbo post-traumatico da stress e il benessere, risulta quindi denso di sfumature e in continuo cambiamento in cui devono essere comprese nuove modalità di espressione del disagio provenienti da sistemi di significato culturali nuovi.
La clinica transculturale risulta, quindi, un tassello indispensabile per evitare di patologizzare comportamenti culturali o sottovalutare comportamenti patologici identificandoli, erroneamente, come differenze culturali.
PAPALAGI (CCT) fornisce consulti medici, psicologici e sociali a pazienti richiedenti protezione internazionale, rifugiati e migranti di Padova e dintorni. Uno spazio di pensiero tra i professionisti dei servizi socio sanitari territoriali e le popolazioni migranti che vi accedono.
Nello specifico siamo un gruppo di lavoro interdisciplinare e multilingue di psicologi, psicoterapeuti, operatori del settore sociale e mediatori con formazione – transculturale che si rivolge a un pubblico di persone, adolescenti, adulti, migranti, rifugiati.
L’équipe utilizza il metodo transculturale per analizzare le domande che pervengono al centro (ad oggi le richieste sono pervenute dalle cooperative che gestiscono i rifugiati richiedenti asilo come la cooperativa Sestante di Padova, la Casa Famiglia San Pio X di Venezia, la Fondazione Mariport di Marghera) considerandone le rappresentazioni culturali della sofferenza e della cura, le determinanti sociali, le dinamiche identitarie e di acculturazione.
Nello specifico svolgiamo:
valutazioni, diagnosi e trattamento clinico dei soggetti beneficiari. I disturbi psicopatologici sono letti all’interno del quadro di riferimento clinico transculturale
competenza interculturale per rispondere ai bisogni e alle richieste educative, sociali e legislative ed attinenti alla salute psicofisica
Un lavoro di prevenzione della salute mentale dei beneficiari attraverso un lavoro di ricerca attiva individuale e/o sui gruppi.
Valutazioni sulle competenze genitoriali
Supervisione per le équipe coinvolte nel lavoro dell’accoglienza
Valutazioni con i servizi psichiatrici del territorio
Il centro ha le seguenti strutture:
Polo clinico sia per i beneficiari che per operatoti di enti pubblici e privati
Polo per la ricerca e la documentazione in collaborazione con Centri Nazionali ed Internazionali
Polo per la formazione/supervisione e aggiornamento dei mediatori ed operatori dell’Accoglienza (agenzie del territorio, Università)